Le danze occitane
Tra Torino e Cuneo, 13 valli tra loro parallele da est ad ovest, facilmente raggiungibili dalla pianura ma con comunicazioni difficoltose tra valle e valle, sono chiamate "Valli occitane". Infatti in esse circa 200 mila abitanti parlano il provenzale alpino, un dialetto della lingua occitana (o lingua d'Oc) diffusa in tutta la Francia meridionale (v. mappa della Francia). In queste vallate si ballano alcune danze particolari, di influenza francese, ma che mantengono una loro chiara originalità. Esse sono: la Courenta, ballata a coppie, in cerchio, con l'uomo all'interno (nel repertorio La Prilla: Courenta della Val Vermenagna, Courento Balet, L'Aze d'Alegre), la Gigo, ballata da gruppi di due cavalieri e due dame, la Bureo, variazione della Bourree francese, la Tresso, con ritmo vivace e ballata da gruppi di tre coppie in fila, la Controdanza, simile alla Courenta ma intervallata da passeggiate che si alternano nei due sensi (nel repertorio La Prilla: Countrodanso Balet), il Balet, breve danza di chiusura della Courenta e della Controdanza.
La danza tradizionale in Italia
La danza tradizionale italiana rispecchia molto la storia politica delle sue popolazioni con un taglio forte tra le danze del nord e quelle del sud e in parte tra quelle del nord ovest e del nord est. Alcuni tipi di danze con maggiore diffusione sono:
Moresca: è forse il tipo di danza che unifica maggiormente l'Italia. Si balla dal Piemonte al Trentino Alto Adige, in Veneto, in Toscana, Lazio e Campania
Mazurca: ballata nell'Italia del nord, con le tipicità della Mazurca Piemontese e di quella Tirolese.
Giga: in tutta l'Italia settentrionale e in Toscana
Manfrina: nell'Italia settentrionale e fino in Umbria
Quadriglia: dal Friuli al Lazio
Balli tirolesi (Knoedeldrahner, Wattentaler Masolka): in Trentino Alto Adige
Scottish: nel Nord Est
Furlana e Veneziana: in Veneto e Friuli
Saltarello: dall'Emilia all'Abruzzo
Ballo del chiamo (o della sala): Dall'Emilia Romagna ad Abruzzo e Lazio
Trescone: lungo l'Appennino tosco-emiliano
Codiglione: in Lazio
Zamparello: in Abruzzo, Lazio e Campania
Spallata: dell'Abruzzo alla Basilicata
Tarantella: in tutto il meridione dalla Campania alla Sicilia (nel repertorio La Prilla: Tarantella del Villaggio)


Danze Veronesi e Venete
Danze della Lessinia: sono danze ricostruite, con interviste e dimostrazioni di anziani del luogo, da un gruppo di appassionati veronesi. Rientrano nel filone tradizionale delle danze venete ma con alcune particolarità specifiche delle zone di rinvenimento. Si citano: la Marcetta di Bellori (proposta da La Prilla) della Valpantena, i Soti della Valdiporro, la Manfrina di Camposilvano (proposta da La Prilla)
Danze del Polesine: sono danze di influenza austriaca-veneziana, spesso in comune con le danze del Friuli Venezia Giulia. La Prilla ha proposto: Cori cori Bepi (nota anche come Sette Passi), Do Passi, Polesana, Polka Piquee, Scottish.
La danza tradizionale sarda
(tratto da uno scritto di Annamaria Rivolta (http://www.massacritica.eu/danze-tradizionali-sarde/5175/)
La Sardegna è una delle regioni italiane che tiene viva ancora oggi la tradizione del ballo di folclore, praticato soprattutto nelle zone centrali dell’isola: Barbagia, Baronia, Barigadu, Goceano, Marghine, Mandrolisai, Montiferru.
Si tratta di una danza di grande interesse antropologico, molto differente dalle altre danze tradizionali ancora presenti nelle altre parti della nostra penisola.
Non si hanno notizie sicure sulle origini di questo ballo; si ritiene che possa scaturire dalle cerimonie sacre preistoriche, celebrate per propiziarsi un buon raccolto o una caccia abbondante. Il ballo sardo veniva inoltre praticato come momento di svago e di aggregazione sociale, esercitato principalmente nelle piazze, a ridosso del sagrato delle chiese.
La danza veniva accompagnata dalle launeddas, uno strumento musicale a fiato policalamo ad ancia battente, costituito da diversi tipi di canne, di antichissime origini sarde, in grado di generare polifonia, suonato con la tecnica della espirazione circolare.
Gli altri strumenti musicali che maggiormente conducono il ballo sono l’organetto diatonico, l’armonica a bocca, la fisarmonica e differenti tipi di flauti a canna. In particolare nella Barbagia e nel Nuorese prevale l’utilizzo dell’organetto diatonico mentre nel campidanese viene impiegata la fisarmonica. A volte il ballo viene ritmato dal canto tenore.
Oltre allo strumento musicale il ballo sardo in origine è fortemente legato al fuoco, tant’è che ancora oggi, in occasione delle vigilie delle feste paesane, si preparano dei fuochi attorno ai quali danzare. La figura dominante eseguita dai ballerini è, infatti, il cerchio nel quale tutte le coppie di tengono per mano (a manu tenta) o per le braccia danzando in senso orario e dando vita a un movimento ritmico e melodico che stabilisce un legame tra chi esegue la musica e chi la balla
Il movimento base del ballo è un assecondamento ritmico simile a un sussulto cui partecipa soprattutto il tronco del corpo, sul quale si innestano i vari passi, ognuno dei quali corrisponde all’unisono con il ritmo musicale; la parte superiore del corpo si mantiene rigida, mentre il movimento è affidato esclusivamente agli arti inferiori.
La maggior parte dei balli sardi tradizionali si divide in due famiglie principali: danze mono-strutturate e danze bi-strutturate, differenziate dall’uso di due ritmi differenti (seriu e alligru).
Le danze momo-strutturate, di origine più antica, prevedono un andamento ritmico e di movenza omogenea e sono eseguite generalmente sulle note delle launeddas, sul canto monodico o sul canto polifonico dei tenores, senza cambio di tonalità o di parti melodiche differenti. Fanno parte di queste tipologie:
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su ballu seriu (letteralmente “il ballo posato”);
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su passu torrau (letteralmente “il passo ritornato”); (proposto da La Prilla)
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su ballu tsoppu (letteralmente “il ballo zoppo”);
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su ballu gabillu (letteralmente “il ballo montagnino”);
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su passu ‘e trese (letteralmente “il passo a tre”).
Le danze bi-strutturate sono composte da una parte lenta (sa seria o su passu) e da una più energica e briosa, sui toni melodici più alti (sa lestra o brincada) in cui i ballerini evidenziano il cambio introducendo salti, battute di piede e aumentando il movimento ondulatorio di tutto il corpo. Fanno parte di queste tipologie:
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sa dantza
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su ballu brincadu
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su ballu sàrtiu
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su dillu o dìllaru o dènnaru
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su bìcchiri
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sa logudoresa

Repubblica Ceca
La danza più famosa della Repubblica Ceca è la Polka, creata dal musicista Josep Neruda ad inizio XIX sec., ispirato da una contadina boema che danzava e cantava. Il ballo ebbe un gran successo ed, in breve tempo, si diffuse in Austria, Germania (ad es. "Stern Polka"), Italia e Francia (ad es. "Polka Piquee", proposta da La Prilla tra le danze Francesi) ; successivamente divenne famoso in tutta Europa ed è ancora il passo base di molti balli popolari dell'Europa Centrale. La danza tradizionale è molto diffusa in tutto il Paese ed è elemento di aggregazione e svago nelle numerose feste regionali, nei matrimoni nei villaggi agricoli ed anche nei tanti Festival folcloristici di attrazione turistica. La Prilla ha proposto Ceresnicky
Germania
Oltre al Waltzer e alla Polka (La Prilla ha proposto Stern Polka) le danze del folclore tedesco sono principalmente:
Grossvater Tanz (danza del nonno) risale al XVII sec. ed era generalmente ballata al termine delle feste di nozze.
Maypole, (palo di maggio) danza tipica delle feste di inizio o mezza estate in cui si balla intorno ad un palo adornato con fiori e ghirlande. Di origine pagana risalente al primo medioevo tedesco, diffusa in molte regioni europee, ha assunto in seguito anche significati cristiani (in alcune zone è la danza delle feste di Pentecoste)
Schuhplattler, danza popolare delle Alpi Bavaresi e nel Tirolo, caratterizzata dalle percussioni con le mani di scarpe, ginocchia e cosce.
Zwiefacher, danza della Baviera, molto veloce con battute di mani e battute su varie parti del corpo, spesso a fantasia dei ballerini
Austria
La danza popolare per eccellenza dell'Austria è notoriamente il Waltzer. Altra danza tradizionale è anche il Ländler, diffusissima, oltre che in Austria, anche in Baviera, Svizzera tedesca e Slovenia fino a tutto il '700.


